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Il cibo può essere arte?, mostra di Salvo d’Avila alla Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura
Il 15 gennaio inaugurazione con la conferenza “Il cibo nell’arte occidentale, dall’antichità ad oggi”
(AGRA) – Dal 15 al 30 gennaio la Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura ospita la mostra fotografica “Can food be art?” (Il cibo può essere arte?) con fotografie di Salvo d’Avila. In occasione dell’inaugurazione della mostra, lunedì 15 gennaio alle ore 15.00, è in programma la conferenza “Il cibo nell’arte occidentale, dall’antichità ad oggi”, tenuta dallo storico dell’arte Lia De Venere, curatrice della mostra.
Dopo essere stata esposta negli Istituti italiani di Cultura di Stoccarda (2015), Amburgo (2016) e Lisbona (2017), la mostra, che riunisce una serie di fotografie di nature morte dalla connotazione orgogliosamente pittorialista, giunge nel 2018, proclamato anno del cibo italiano, al Palazzo dell’Agricoltura, sede del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
Salvo d’Avila è il nome d’arte dell’avvocato Salvatore Vescina che coltiva la passione per le arti visive, specialmente per la pittura, avvalendosi della macchina fotografica. I generi nei quali principalmente si cimenta sono il ritratto (in particolare di imprenditori e artisti, soprattutto circensi e danzatrici) e la natura morta (con vari soggetti). È in questo genere che è più evidente la relazione tra la pittura, citata esplicitamente, e l’invenzione personale. La sua mostra d’esordio “Immagini rubate all’agricoltura” è stata allestita nel 2012 a Roma in una location insolita e suggestiva: il mercato di Campo de’ Fiori.
La conferenza “Il cibo nell’arte occidentale, dall’antichità ad oggi”, moderata da Mario Pulimanti, direttore vicario della Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura, delinea un interessante percorso attraverso l’arte occidentale, partendo dal mondo classico e giungendo sino ai giorni nostri, attraverso dipinti, sculture, fotografie, installazioni, video, in cui i cibi sono stati rappresentati o – come è accaduto a partire dalla seconda metà del secolo scorso – sono stati utilizzati per realizzare delle opere, ovviamente il più delle volte effimere o delle performance.
Accanto a opere note vengono presentati lavori poco conosciuti, che insieme offrono non solo interessanti riflessioni dal punto di vista artistico, ma anche preziose informazioni per la storia dell’alimentazione e sulle condizioni economiche delle comunità nell’ambito delle quali sono state realizzate. In particolare, nelle opere del secondo Novecento si ravvisano allusioni più o meno dirette a problematiche di valenza epocale e di diffusione planetaria come l’ecosostenibilità, la difesa dell’ambiente, i disordini alimentari, la contraffazione degli alimenti, le manipolazioni genetiche, la disparità nell’accesso al cibo tra paesi ricchi e paesi poveri.
Il cibo, dunque, come metafora della vita in ogni suo aspetto, da quelli materiali a quelli spirituali, da quelli connessi alla vita quotidiana a quelli legati alla ritualità di tipo religioso o laico. Un ricco apparato iconografico (circa 190 slides), dotato di dettagliate didascalie, sarà commentato dalla relatrice per rendere ancora più comprensibile il significato delle immagini.
La mostra, ad ingresso libero, è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 14.00 (Palazzo dell’Agricoltura, Via XX Settembre 20, Roma).
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