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Nomisma traccia lo scenario macroeconomico nell’epoca del Coronavirus
Italia in deflazione: forte riduzione dei consumi, ulteriore abbassamento dei prezzi, magazzini pieni
(AGRA) – Per inquadrare la situazione attuale, caratterizzata dall’emergenza Coronavirus, nel contesto economico nazionale e internazionale Lucio Poma, capo economista di Nomisma, parte analizzando quanto successo negli ultimi due mesi in un video focus nell’ambito della presentazione del Rapporto Nomisma sull’andamento del mercato immobiliare italiano.
Una sintesi degli ultimi avvenimenti – afferma Poma – non può prescindere dall’andamento di variabili come la borsa, l’oro, il dollaro. Ma, soprattutto, non può che partire da un’amara considerazione: l’Italia era in recessione già prima della diffusione del Coronavirus. La pandemia ha colpito, quindi, un Paese debole, che già nell’ultimo trimestre del 2019 aveva registrato valori negativi.
L’andamento dei fatti riassunto dal capo economista di Nomisma è molto chiaro e segue l’evoluzione della situazione cinese: i primi due mesi del 2020 sono, infatti, segnati dal rallentamento dell’economia del colosso asiatico a seguito della diffusione della malattia. E, considerato che la Cina rappresenta il 16% del Pil e il 10% della domanda mondiale di petrolio, un suo arretramento ha dato il via alla crisi economica generale che è avanzata man mano a macchia d’olio.
Una prima grave conseguenza della frenata cinese si verifica già nel mese di gennaio, quando il prezzo del petrolio crolla in seguito alla rottura del cartello Opec Plus con la fuoriuscita della Russia dagli accordi.
Tuttavia, come rileva Poma, il crollo dei prezzi non riguarda solo il petrolio, ma investe tutte le altre materie prime (tra cui il rame) e tutti i settori produttivi. Ciò ha innescato una guerra al ribasso dei prezzi (che continuerà nei prossimi mesi) da parte delle imprese, nella speranza di accaparrarsi le poche quote di mercato che restano in vita e per smaltire gli eccessi di produzione accumulati nei piazzali e nei magazzini. Cambieranno le dinamiche competitive, le geometrie degli equilibri e soprattutto l’articolazione delle catene del valore.
E l’Italia? Il nostro Paese, stando alle previsioni del capo economista di Nomisma, andrà quasi sicuramente in deflazione. Con una forte riduzione dei consumi, un ulteriore abbassamento dei prezzi (soprattutto quelli dei comparti energetici) e i disperati tentativi messi in atto dalle imprese per vendere le merci, e l’abbassamento del reddito pro capite dei lavoratori. A questo si aggiungerà un aumento della disoccupazione e della cassa integrazione, che deprimerà ulteriormente i consumi.
L’ultima parte dell’intervento di Poma riguarda i fattori legati all’incertezza del Coronavirus. In particolare, si evidenziano i crolli del prezzo del rame e la crescita di quello dell’oro che letti congiuntamente rilevano che aziende, operatori e istituzioni sono concordi sull’arrivo imminente della recessione. Da segnalare il significativo calo del prezzo dell’oro, seppur per un tempo molto limitato (dal 12 al 16 marzo), frutto di una disperata ricerca di liquidità da parte degli agenti economici che sono arrivati al punto di vendere il nobile metallo, manifestando preferenza per la liquidità del dollaro. L’oro, poi, è risalito oltre i 1.600 dollari per oncia ma si è dimostrato che anche i beni rifugio possono subire variazioni repentine e acute a causa di momenti di panico delle aspettative che oggi fluttuano nel mare dell’incertezza.
Infine, la Borsa, che aveva iniziato la sua discesa in occasione della crisi cinese, subisce crolli mai registrati in precedenza. Il 12 marzo, il giovedì nero, Piazza Affari chiude a -16,92%, la peggior seduta di sempre. Perdono terreno tutte le borse europee e americane. A nulla sono valse le politiche monetarie espansive della Fed che con due operazioni “in emergenza” ha azzerato i tassi ufficiali di riferimento. Soltanto il 24 marzo, a seguito dell’annuncio del governo americano di un piano di aiuti alle imprese di 2.000 miliardi (per comprenderne l’entità si consideri che il Pil italiano è di 1.700 miliardi), si è riusciti a ottenere un rimbalzo di Wall Street dove il Dow Jones ha registrato la migliore prestazione dal 2008: +8,4%.
In conclusione Poma evidenzia che è fondamentale sottolineare l’importanza di mantenere vivo e attivo il nostro tessuto produttivo affinché possa presidiare gli anelli della catena del valore, nazionali e internazionali, e non restarne escluso in futuro quando l’economia mondiale ricomincerà la sua marcia.
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