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A chi interessa dei pescatori da oltre 100 giorni detenuti in Libia?
Italiani e di diverse altre nazionalità, arrestati in mare mentre erano impegnati nel loro duro lavoro
(AGRA) – Da oltre 100 giorni 18 pescatori, italiani e di diverse altre nazionalità, sono detenuti in Libia senza un ragionevole motivo. Sono trascorsi più di tre mesi dal loro arresto in acque internazionali mentre erano impegnati nel loro duro mestiere, ma gli appelli delle loro famiglie, dei loro armatori, dei sindacati del settore pesca sono rimasti inascoltati. Alla loro vicenda anche i media hanno dato poco risalto e della loro sorte non sembra interessare molto nemmeno a organizzazioni sempre pronte alla mobilitazione.
Lanciando un nuovo appello alle istituzioni per la loro liberazione, la Uila Pesca elenca i loro nomi: Karoui Mohamed, Daffe Bavieux, Ibrahim Mohamed, Pietro Marrone, Onofrio Giacalone, Mathlouthi Habib, Ben Haddada M’hamed, Jemmali Farhat, Ben Thameur Lysse, Ben Thameur Hedi, Moh Samsudin, Giovanni Bonomo, Michele Trinca, Vito Barraco, Salvo Bernardo, Fabio Giacalone, Giacomo Giacalone, Indra Gunawan.
Diciotto lavoratori di una categoria, quella dei pescatori, che in molteplici occasioni ha dato dimostrazione di solidarietà, non solo in nome del codice del mare. Ora è doveroso rispondere concretamente agli appelli per la loro liberazione provenienti soprattutto dalle loro famiglie che li rivogliono a casa non solo per trascorrere insieme le imminenti festività ma perché sono i loro figli, fratelli mariti, padri.
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