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Ancd: l’Italia torna a crescere solo con più concorrenza, semplificazione e legalità
La presentazione del X Rapporto sulla legislazione commerciale occasione per ribadire la necessità dell’avvio di una nuova stagione di liberalizzazioni, del taglio della burocrazia, della certezza del diritto
(AGRA) – L’Italia stenta ad ingranare la marcia della ripresa, soprattutto per fattori interni: burocrazia, mancata concorrenza, illegalità e corruzione. Confindustria attribuisce alla burocrazia un’incidenza del 4% sul Pil e all’insufficiente concorrenza un altro 11%. Se poi la corruzione fosse portata al livello di quella spagnola il Pil potrebbe crescere dello 0,6%.
La presentazione del X Rapporto sulla legislazione commerciale di Ancd Conad – che fa il punto sulle principali novità emerse dalle più recenti evoluzioni del mercato – è stata un’ulteriore occasione per ribadire alla politica la necessità di colmare i gap strutturali che impediscono alle imprese di operare alle stesse condizioni dei competitor europei.
Partendo dall’attuale quadro normativo, e con particolare riferimento al settore del commercio, sono emerse misure possibili e necessarie per stimolare la concorrenza e la semplificazione e per fare da antidoto alla corruzione e all’immobilismo: la concorrenza, la semplificazione, l’alleggerimento normativo. Punti su cui Ancd Conad ha lanciato le proprie proposte.
La nuova stagione delle liberalizzazioni – Nell’Indice delle liberalizzazioni 2016 dell’Istituto Bruno Leoni l’Italia totalizza 70 punti su 100, lontana dai 94 punti della Gran Bretagna, dagli 80 della Spagna, dai 79 dei Paesi Bassi. Con il Ddl concorrenza 2015 fermo in Parlamento da più di due anni, alcuni settori economici restano imbrigliati da inutili vincoli di natura corporativa e attendono una spinta liberalizzatrice che elimini barriere alla vendita per liberalizzare i prezzi.
Un taglio alla burocrazia – Nella relazione 2015-2016 sulla competitività globale del Forum economico mondiale l’inefficienza della burocrazia è considerata il principale ostacolo all’attività commerciale e imprenditoriale in Italia. Contemporaneamente l’eccesso di norme che spesso confliggono tra loro concorrono a rallentare i processi imprenditoriali, costringendo le imprese a continui stop&go. È necessario che l’Italia recuperi efficienza che le consenta di scalare le classifiche che la vedono al 65° posto nel rapporto “Doing business”.
Tornare alla certezza del diritto – Con una media di 608 giorni, l’Italia è al terz’ultimo posto nell’Unione europea per lunghezza dei processi di prima istanza civili e commerciali. Sono tempi che non consentono la rapida definizione dei contenziosi che possono riguardare le imprese e che scoraggiano gli investimenti. Ogni imprenditore ha necessità di operare in un sistema organizzato con regole certe e condivise, efficiente, semplice e fruibile, che garantisca a tutti le medesime condizioni per competere lealmente in un mercato libero. La mancanza di questi requisiti genera incertezza, ritardi nella definizione delle procedure burocratiche e rischia di alimentare fenomeni di illegalità diffusa.
“L’Italia – ha affemato il segretario generale di Ancd Conad, Sergio Imolesi – è un Paese costituito da circa 8.000 comuni e 20 regioni, ma è indispensabile restituire a imprese e cittadini un quadro normativo di riferimento che sia il più omogeneo possibile. Occorre ridurre i centri decisionali e definire regole comuni, in attesa che si compia un nuovo riordino delle competenze a livello costituzionale. Inoltre si registrano ancora alcuni comportamenti del legislatore nazionale non sempre in linea con le aspettative dei cittadini. È il caso del Ddl concorrenza: se approvato nell’attuale formulazione, rischia di disattendere le richieste formulate dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di farmaci, carburanti e nel settore delle professioni”.
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