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Approvato il Ceta: soddisfatti i produttori di Dop e Igp, ma Slow Food è critica
Positivo il giudizio di Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo. L’accordo di libero scambio con il Canada tutela denominazioni di origine che valgono oltre l’80% di tutto il paniere dei prodotti tipici
(AGRA) – Il Parlamento europeo ha approvato il Ceta, l’accordo commerciale fra il Canada e l’Unione europea che, tra l’altro, prevede il riconoscimento della tutela delle produzioni di qualità: 172 Dop e Igp, 41 delle quali sono eccellenze italiane. Soddisfazione è stata espressa da Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo: “Con il Ceta l’Unione europea fa un accordo con una potenza economica atlantica, mantenendo i suoi standard sanitari e ambientali e compiendo un primo e concreto passo avanti nella lotta all’italian sounding. A beneficiare dell’accordo saranno anche i produttori di vino, di olio extravergine e di prodotti lattiero caseari con risparmi pari a 500 milioni di euro l’anno per l’abbattimento dei dazi doganali”.
“La sfida attuale – ha aggiunto De Castro – è siglare accordi con altri Paesi con l’obiettivo di agevolare gli scambi commerciali, garantendo al contempo gli alti standard qualitativi con i quali sono tutelati i cittadini europei”.
Positivo l’accordo anche per Agrinsieme. “L’apertura di nuovi mercati rappresenta una priorità imprescindibile per l’agroalimentare italiano, specie se si tratta di mercati in Paesi con una ricchezza pro-capite alta, con standard simili a quelli europei. Per questo, l’accordo commerciale di libero scambio con il Canada rappresenta una risorsa e un’opportunità importante per il sistema agroalimentare Made in Italy”: così Giorgio Mercuri, coordinatore di Agrinsieme, il coordinamento tra Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri, commenta la notizia del voto favorevole del Parlamento europeo all’accordo Ue-Canada sul Ceta.
Particolare importanza l’accordo riveste per il Prosciutto di Parma. Questa denominazione, infatti, in Canada fino ad oggi non poteva essere utilizzata dal Consorzio in quanto in precedenza il marchio “Parma” era stato depositato da un imprenditore locale. Nello specifico, l’intesa prevede la coesistenza della denominazione “Prosciutto di Parma” e del marchio “Parma” attualmente detenuto dalla società canadese Maple Leaf.
“Vivevamo una situazione molto singolare – ha spiegato Stefano Fanti, direttore del Consorzio – perché a causa di tale registrazione e non potendo quindi utilizzare il nostro nome, ci era anche preclusa qualsiasi attività promozionale a favore del nostro prodotto”.
Fuori dal coro di consensi Slow Food che ha evidenziato come il Ceta tutelerebbe solo una piccolissima parte dei 1.300 prodotti alimentari a indicazione geografica, 2.800 vini e 330 distillati prodotti in Europa. Ma la logica della scelta, come precisa Denis Pantini, direttore dell’Area Agroalimentare di Nomisma, sta però nel fatto che le prime 10 Dop/Igp italiane valgono oltre l’80% di tutto il paniere (oltre 290 prodotti), il che significa che più di 250 Dop/Igp sono vendute al massimo nel mercato locale/regionale e non vengono quindi esportate. Di conseguenza, chi si metterebbe a copiare un prodotto che non ha mercato? Che senso ha tutelare una Dop/Igp che non conoscono nemmeno gli italiani, figurarsi i canadesi?
Grande soddisfazione per l’approvazione del Ceta da parte del Parlamento europeo è stata espressa anche dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che parla di vantaggi “numerosi e importanti” per il nostro Paese, quali l’abbattimento di dazi su beni di rilievo per il nostro export come macchinari industriali (fino al 9,5%), mobili (fino al 9,5%), calzature (fino al 20%) e il riconoscimento per 41 indicazioni geografiche italiane su un totale di 172 europee.
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