You have no items in your cart.
Da Donne in Campo produzioni tessili e coloranti sostenibili
E i grandi gruppi del tessile ai impegnano per l’ambiente con il Fashion Pact
(AGRA) – I contadini possono essere i nuovi alleati per sviluppare produzioni tessili e coloranti ecosostenibili. Con questo obiettivo è nata l’associazione Donne in Campo della Cia-Agricoltori Italiani che ha registrato il marchio “agritessuti” con l’obiettivo di creare una filiera del tessile Made in Italy 100% ecosostenibile, che utilizzi tessuti naturali, partendo dalla canapa e dal lino.
La gran parte delle fibre tessili utilizzate nel mondo è di origine sintetica e deriva da idrocarburi. L’industria tessile è tra le più inquinanti al mondo ed è responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% delle emissioni di anidride carbonica.
Secondo stime della stessa Cia-Agricoltori Italiani, la produzione di lino, canapa, gelso per l’allevamento dei bachi da seta, coinvolge nel nostro Paese circa 2mila aziende agricole, per un fatturato, con le attività connesse, di quasi 30 milioni di euro, ma questa cifra potrebbe triplicare già nel prossimo triennio coinvolgendo nell’immediato anche le 3mila imprese produttrici di piante da utilizzare nei filati tessili o come coloranti.
L’Italia fino alla Seconda guerra mondiale era il più grande produttore al mondo, dopo la Russia, di canapa e di ottima qualità. Poi negli Anni Cinquanta la produzione è venuta meno. Oggi il problema è la trasformazione della fibra di canapa perché in Italia non ci sono più i necessari macchinari, andati persi quando negli Anni 70 la coltura è stata abbandonata. Eppure qualcosa si muove: la Regione Marche ha da poco approvato, tramite un Piano di sviluppo rurale, un finanziamento per un progetto triennale chiamato Progetto Rete Canapa che prevede lo studio e la costruzione di una macchina di ultima generazione, piccola e mobile, non particolarmente costosa, per poter trasformare la fibra sul posto secondo il suo utilizzo finale, non alimentare, per il tessile, le bioplastiche, la bioedilizia, contenendo così al massimo l’incidenza dei costi di trasporto e per chiudere la filiera. Risolto questo problema lo sbocco sul mercato della canapa e del lino potrebbe essere assicurato dal Linificio e Canapificio Nazionale del gruppo Marzotto, eccellenza nel settore tessile italiano, che lavora canapa di importazione che potrebbe sostituire con canapa Made in Italy.
Oltre a lino e canapa ci sono altre piante interessanti per l’utilizzo tessile, come la soia, denominata anche cachemire vegetale, e i semi di ricino, che possono essere impiegati per produrre nylon biobased. Anche la coltivazione del gelso, indispensabile per allevare i bachi, potrebbe essere interessante per rilanciare la produzione della seta per la quale il nostro Paese era conosciuto in tutto il mondo fin dal tempo del Borboni con la Real Seteria di San Leucio. Un altro fronte interessante è lo sviluppo di un’economia circolare e sostenibile nel tessile: 60 aziende leader del settore moda e tessile, tra cui l’italiana Ferragamo, si sono unite per stabilire obiettivi strategici e concreti per ridurre l’impatto ambientale di questo importante settore industriale. Questo gruppo di aziende ha sottoscritto il Fashion Pact che nel 2020 ha pubblicato il suo primo Progress Report, che misura i progressi dell’impegno preso su clima, biodiversità e oceani e indirizza verso azioni che generino un impatto significativo. Ferragamo nel 2018 ha organizzato a Firenze Sustainable Thinking in cui ha esposto abiti e accessori realizzati partendo da buccette di pomodoro, arancia o recupero di reti di pesca. È possibile ancora visitare la mostra in Virtual Tour dal link https://www.ferragamo.com/museo/it/ita/virtual-tour/museo
(riproduzione riservata)