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I vini di fascia alta valgono il 20% delle vendite totali
Secondo una ricerca di Pambianco Strategie di Impresa hanno un tasso di crescita superiore al resto del settore: 7,8% contro 4,6%
(AGRA) – Una ricerca di Pambianco Strategie di Impresa, basata sull’analisi dei bilanci 2015 delle prime 171 aziende vinicole italiane, per un giro d’affari complessivo di 6,2 miliardi di euro, evidenzia che le imprese top di gamma, caratterizzate da qualità del prodotto e prestigio dell’etichetta, incidono per il 20% sulle vendite totali di vino e hanno un tasso di crescita superiore al resto del settore: 7,8% contro 4,6%. L’Ebitda delle aziende di maggiore livello è mediamente pari al 23,1% del fatturato, contro il 7,2% di quelle di fascia media. Tra i primi dieci produttori la marginalità supera il 27% di media, con picchi del 42% per Antinori e di oltre il 34% per Frescobaldi, che con la business unit Ornellaia sale oltre il 50%. Indici molto più elevati di quelli delle aziende della moda, che non vanno oltre il 34,1% di Ebitda sul fatturato, e del macro-comparto del lusso (37,1%). La performance migliore è del Sassicaia della Tenuta San Guido (55,2%). Dati che rivelano l’origine dell’attenzione per i vigneti di investitori di altri settori, quali il russo Konstantin Nikolaev, che a titolo personale ha acquisito La Madonnina a Bolgheri, e l’argentino Alejandro Bulgheroni che ha rilevato quattro aziende in Toscana, e di gruppi vinicoli internazionali, mentre i fondi di private equity sembrano frenati non solo dai costi ma anche dai tempi necessari al rientro degli investimenti. Le maggiori aziende italiane rispondono aprendo il capitale a partner industriali o finanziari o guardando alla quotazione in Borsa, come nel caso di Masi Agricola.
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