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La ricetta perfetta è quella che alla fine si scrive
6,00€
Dialogo immaginario tra il Signor Artusi e Marietta Sabatini cuoca e governante
Pièce teatrale
Descrizione
Un omaggio al padre riconosciuto della cucina italiana attraverso un dialogo immaginario tra Pellegrino Artusi e Marietta Sabatini, sua “fondamentale” cuoca e governante. Il testo è stato presentato al Festival del libro e della cultura gastronomica Food & Book il 13 ottobre 2019 quale anticipazione delle celebrazioni per il 200° anniversario della nascita di Pellegrino Artusi, il gastronomo ideatore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”.
“La ricetta perfetta è quella che alla fine si scrive” è una pièce teatrale concepita da Gianni Zagato, improntata al magico connubio tra sperimentatore ed esecutrice nell’invenzione di ricette che col passare del tempo hanno mantenuto intatta l’originale freschezza, linguistica e gastronomica.
Stimolato dal singolare (e sinodale) rapporto con Marietta Sabatini, governante, cuoca fedele per trent’anni di casa Artusi a Firenze e originaria della Valdinievole, a pochi minuti proprio dalle terme di Montecatini presso cui soggiornava per tre mesi l’anno l’Artusi – afferma Zagato – ho immaginato i due ai fornelli di quella cucina che per essere insieme scienza e arte è luogo dell’anima, oltre che del gusto, in un dialogo dove l’arte e la pratica culinaria diventano sinonimo di convivialità. L’ambientazione evocata è quella del Villino Puccioni, tra la ricca biblioteca di testi classici e l’ampia cucina dove ogni singola ricetta veniva sperimentata e ripetuta sino a dover raggiungere la perfezione: in tal luogo, oltre al creatore e alle sue due “ancelle” (Marietta e il forlimpopolese Francesco Ruffilli, anch’egli cuoco e factotum di casa Artusi), incuriosisce la presenza di Biancani e Sibillone, i suoi “migliori amici dalla candida pelle”, una coppia di paciosi gatti cui l’autore dedicherà proprio la prima edizione de “La scienza in cucina”.
Il sodalizio tra Artusi e Marietta, che durò per quello che è stato definito il “ventennio artusiano”, scandiva ogni santa giornata con metodica ripetitività, dalla spesa giusta il mattino presto al confronto paritetico nel decisivo momento degli assaggi, per decidere e capire se l’esperimento era riuscito o non andasse invece ripetuto. Questo itinerario, secondo la scrittura eclettica di Zagato (già autore di testi performativi su Rossini e D’Annunzio) viene ripercorso scandagliando anche episodi della tormentata biografia familiare dell’Artusi, con accenni alle sue radici romagnole e alla sua esplicita vocazione umanistica, che lo condusse alla stesura del “catechistico” capolavoro, tuttora considerato ”opera aperta” con ben 790 proposte culinarie.
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