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NewBreeding Techniques: le implicazioni etiche e politiche
Con le forbici molecolari gli OGM saranno considerati preistoria
(AGRA) – Dopo il voto in Commissione agricoltura al Senato di fine 2020 su 4 decreti che permettono la sperimentazione in campo di varietà di sementi ottenute con le Nuove tecniche di miglioramento genetico (NBT) vi è stato il sollevamento di numerose organizzazioni, tra cui Slow Food, Aiab, Federbio, Wwf, Legambiente. Secondo i firmatari del comunicato di dissenso, “l’approvazione dei decreti sulle NewBreeding Techniques (NBT) costituirebbe un grave attacco alla nostra filiera agroalimentare, al principio di precauzione, ai diritti dei contadini, nonché la violazione della sentenza della Corte Europea di Giustizia che equipara nuovi e vecchi OGM” (https://curia.europa.eu/jcms/upload/docs/application/pdf/2018-07/cp180111it.pdf).
Il contrasto si è risolto per ora con un chiarimento in Commissione agricoltura della Camera. Ma è prevedibile che sulle NBT si tornerà a discutere non solo nel mondo agricolo ma, come si dirà più avanti, nell’intera società andando queste ad investire questioni di carattere etico e sociale. La prima questione da chiarire è se le NBT siano “oggettivamente” OGM; intanto vediamo quali sono le differenze: le NBT permettono di modificare il Dna di un organismo vivente in maniera estremamente precisa, andando ad inserire o a “spegnere” un gene. Come ben spiegato da Mario Enrico Pè, presidente della Società italiana di genetica agraria, le NBT non fanno altro che replicare processi che potrebbero avvenire in natura, cosa che invece gli OGM transgenici non fanno. Nel primo caso, infatti, avviene un passaggio di geni tra specie sessualmente compatibili; mentre nel caso di OGM transgenici il passaggio può avvenire anche tra regni diversi, ad esempio tra batteri e piante. Al riguardo il biologo e filosofo Telmo Pievani nel libro Filosofia per prossimi umani afferma: “Gli OGM saranno considerati preistoria, non ci sarà più bisogno di operazioni transgeniche, abbiamo le forbici molecolari. Che consentono oggi di fare copia incolla come nei programmi del computer. I costi sono ridotti e questo ha un’ambivalenza: la tecnologia è più democratica ma anche più difficile da controllare”.
Le NBT aprono importanti opportunità non solo nel settore agricolo dove, ad esempio, sarebbe possibile rendere i vitigni resistenti a peronospora e oidio, come indica lo stesso Pè, con notevoli risparmi di fitosanitari; ed ancora: in Italia e in Europa, siamo all’avanguardia per estinguere attraverso le NBT le zanzare portatrici della malaria, che causa 450.000 morti ogni anno, con una nuova tecnologia chiamata gene drive. Anche in medicina si aprono attraverso le NBT interessanti possibilità per la cura del cancro e di altre malattie. Nello stesso tempo nascono problemi nuovi, come nel caso citato delle zanzare: “L’uomo non ha mai estinto intenzionalmente una popolazione biologica, e non sappiamo bene che effetti ecosistemici possa avere, dunque lo facciamo o no? E se sì con quali cautele?” si domanda Pievani. E aggiunge “Se io sostituisco il gene della malattia di Huntington con quello della distrofia di Duchenne, faccio qualcosa di buono – sottolinea Pievani – ma se inserisco un gene che ci rende più intelligenti o più resistenti agli sforzi fisici? Si realizzerebbe quello che è stato definito un doping genetico ”. Immaginate se Hitler avesse avuto in mano le NBT!
Leggendo nel libro l’intervento di Pievani si comprende che le questioni sollevate sulla natura delle NBT (sono o non sono OGM) non hanno molto senso, o meglio si collocano in un universo limitato; le NBT aprono problemi e decisioni che vanno ad impattare sul rapporto tra scienza ed etica, tra la scienza e politica. A riguardo il professore Pievani espone il suo punto di vista in una dichiarazione rilasciata ad Agra: “La disputa su come chiamarli è diventata ormai puramente nominalistica. Il succo della questione, a mio avviso, è che, al netto ovviamente di tutti i controlli su sicurezza e applicazioni malevole, le biotecnologie devono essere politicamente ed eticamente indirizzate. Cioè dobbiamo decidere quali valori sono alla base del loro utilizzo. Secondo me devono essere sempre controllate dal pubblico, essere un bene comune, i loro benefici devono essere redistribuiti e non devono mai andare a detrimento dell’ambiente e della biodiversità. Demonizzare o esaltare la modifica genetica in quanto tale, invece, non ha molto senso”.
S.A.
(riproduzione riserrvata)