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Perché Couche-Tard voleva acquisire Carrefour
Cosa c’era dietro l’operazione bloccata dal Governo francese
(AGRA) – Il gruppo canadese Couche-Tard ha presentato una proposta di fusione con Carrefour, confermata dallo stesso gruppo distributivo francese che ha parlato di una proposta “amichevole”, ma l’offerta è stata ritirata a seguito dell’opposizione del Governo francese. Nonostante questo stop, i due distributori hanno deciso di esaminare opportunità di partenariato.
Questa la cronaca degli avvenimenti e le possibilità di collaborazione tra i due gruppi. Secondo il quotidiano canadese Le Devoir, l’offerta avanzata da Couche-Tard sarebbe stata di circa 16 miliardi di euro, altre fonti indicavano una cifra superiore. Effettivamente l’offerta era di circa 20 euro per ogni azione Carrefour.
Alla Borsa di Parigi il titolo Carrefour ha chiuso la seduta del 13 gennaio con un rialzo del 13,42% a 17,54 euro (arrivando anche a +20%), mentre alla Borsa canadese le azioni di Couche-Tard avevano innescato un forte ribasso perdendo quasi l’11% attestandosi a 36,88 dollari canadesi.
Ma sull’operazione si era subito levata l’opposizione dal Governo francese che ha poi portato alla rinuncia di Couche-Tard. Il 13 gennaio il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, aveva espresso le sue riserve sull’offerta pubblica di acquisto lanciata dal gruppo del Quebec nel programma C à Vous. “Non sono favorevole a questa operazione”, aveva dichiarato senza mezzi termini il ministro, qualificando Carrefour “anello essenziale nella sicurezza alimentare dei francesi”. In una Francia colpita dalla pandemia da Covid-19, “la distribuzione è stata esemplare nel garantire la sicurezza e ora lo Stato non può permettere che Carrefour, campione del settore e uno dei maggiori datori di lavoro privati francesi, passi sotto la bandiera canadese”. Le Maire non aveva escluso l’utilizzo del decreto sul controllo degli investimenti stranieri in Francia: “Con questo provvedimento possiamo dare il consenso o meno ad accordi di questo tipo. E come ho detto, a priori non sono favorevole a questa operazione. Anche il settore della distribuzione alimentare è stato inserito nei settori strategici”. A questo riguardo si ricorda che già nel 2005 il Governo francese bloccò l’acquisizione di Danone da parte dell’americana Pepsi.
Ma mentre la notizia faceva il giro della stampa europea e di quella dell’altra sponda dell’Atlantico, la domanda da porsi era: per quale motivo Couche-Tard voleva acquisire Carrefour? Intanto diciamo chi è Couche-Tard. Sulla stampa nazionale è stato detto che Couche-Tard conta 16.000 punti vendita e che insieme a quelli di Carrefour sarebbe arrivata a 26.500 pdv. Ora è bene precisare che i 16.000 “punti vendita” di Couche-Tard sono distributori di carburanti e che solo una parte sono integrati con convenience store che presentano un assortimento basico di prodotti di prima necessità sia food che non food. Questi convenience sono molto diffusi oltre oceano ma anche nell’Europa del Nord (Irlanda, Norvegia, Svezia, Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Russia dove Couche-Tard è presente con l’insegna Circle K). Quindi mettere insieme i punti vendita di Carrefour e quelli di Couche-Tard era come mettere insieme patate e cipolle, cosa che può andare bene in cucina, ma che nel caso dell’operazione in oggetto non aveva molto senso. Quando si realizza una fusione la prima domanda che ci si pone è se esistono sinergie. Al riguardo il Wall Street Journal aveva citato diversi analisti. Secondo James Grzinic della società Jefferies, le sinergie erano inesistenti. La nuova entità non avrebbe potuto gemellare attività, chiudere o consolidare negozi, non ci sarebbero state sovrapposizioni identificabili. Era vero anche il fatto che non essendo le attività delle due società realmente in concorrenza tra loro si facilitava l’istruttoria delle Autorità di controllo della concorrenza, sia nazionali che europee visto che Couche-Tard era già presente in Europa. Recentemente Walmart ha tentato di vendere Asda a Sainsbury, ma l’accordo è stato bloccato dalle autorità Antitrust che temevano prezzi più alti per i consumatori. Un altro aspetto da prendere in considerazione era il prezzo. Secondo gli analisti di Société Générale, al prezzo proposto Carrefour era “un vero affare”. Clive Black, analista di Shore Capital, affermava: “Se la transazione fosse completata, sarebbe un vero e proprio evento importante nel mondo del retail. Couche-Tard, impresa che Alain Bouchard ha creato negli Anni 80, potrebbe presto diventare la terza azienda del settore alimentare dopo l’americana Walmart e il gruppo tedesco Lidl”.
Ma al di là di questa prospettiva, la domanda iniziale era perché Alain Bouchard si era posto l’obiettivo di puntare su una preda più grande di lui con grandi rischi e preoccupazioni, come segnalava l’andamento del titolo alla Borsa canadese?
La risposta, a nostro avviso, era proprio nel core business di Couche-Tard, essenzialmente legato alla distribuzione dei carburanti, che in prospettiva rischia di essere duramente colpita dalla diffusione delle auto elettriche. Se i clienti non si fermano nelle stazioni di servizio di Couche-Tard, non acquistano i prodotti dai suoi convenience. Con questa prospettiva l’operazione assumeva i connotati di una diversificazione del business. Un altro aspetto probabilmente valutato era relativo all’evoluzione del commercio verso l’online: vista la capillarità sul territorio canadese e americano dei punti vendita di Couche-Tard, questi potevano diventare punti di consegna degli acquisti effettuati online e ciò avrebbe potuto consentire ai prodotti di Carrefour di penetrare oltre oceano, dove sono già presenti suoi competitor europei.
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