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Wine Monitor Nomisma: nell’export di spumanti l’Italia riduce le distanze con la Francia
Gli sparkling chiuderanno il 2016 al valore record di 1,2 miliardi di euro (+25%), mentre gli champagne si attesteranno a 2,7 miliardi (-1%)
(AGRA) – Pur restando ampio il divario in valore (circa 1,5 miliardi di euro), nel 2016 le esportazioni di spumanti italiani continuano a ridurre le distanze con quelle francesi, mettendo a segno una crescita a valore superiore al 25% – sulla scia della crescita per i primi sette mesi dell’anno, come segnalato anche dall’Osservatorio del Vino di cui Wine Monitor è partner – a fronte di una leggera flessione degli spumanti d’Oltralpe (-1%).
Tutto merito del Prosecco che dovrebbe chiudere l’anno con il vento in poppa, trascinando così al rialzo tutta la categoria, al contrario del più blasonato Champagne che invece terminerà con gli stessi valori di export dell’anno precedente (o giù di lì, con una riduzione a cavallo dell’1%), così come il Cava spagnolo che arretrerà di qualche punto percentuale (-3%).
“In alcuni tra i principali mercati mondiali – afferma Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma – gli spumanti italiani mettono a segno crescite nell’export a fronte di cali dei principali concorrenti. Basti pensare al Regno Unito, dove le importazioni dall’Italia aumentano, nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno, di oltre il 38% in volume rispetto allo stesso periodo del 2015; al contrario, quelle dalla Francia si riducono del 4% mentre quelle dalla Spagna calano di oltre il 13%”.
Ma non è solo la Gran Bretagna a dare soddisfazione ai nostri produttori di spumanti. Anche negli Stati Uniti, che rappresentano il principale Paese al mondo per import di sparkling, i vini italiani “fanno meglio” del mercato. A fronte di una crescita nelle importazioni (sempre riferite ai valori dei primi dieci mesi dell’anno) pari all’11%, quelle provenienti dall’Italia superano il 30%. La stessa tendenza si ripete in Canada (+9% l’import totale, +20% quello italiano), in Svizzera e in Germania. All’opposto, gli spumanti spagnoli vedono ridursi la loro quota (calcolata sulle importazioni della categoria) dal 6,2% al 5,3% nel Regno Unito e dal 19,2% al 15,5% in Germania.
Non solo la crescita nell’export è superiore a quella francese, ma proprio da Oltralpe aumentano gli acquisti degli spumanti italiani. “Tra il 2010 e il 2015 – continua Pantini – l’export degli spumanti Dop italiani verso la Francia (al netto dell’Asti) è praticamente decuplicato, passando da meno di 4.000 a quasi 46.000 ettolitri, per un controvalore superiore ai 15 milioni di euro”.
La stessa tendenza sembra ulteriormente rafforzarsi nell’anno in corso: le esportazioni in Francia di spumanti Dop nei primi 9 mesi del 2016 evidenziano un’ulteriore crescita in volume dell’80%, superando già per questo periodo (e ancora prima delle festività di fine anno) i 55.000 ettolitri. Insomma, la moda dello Spritz ha contagiato i francesi e il Prosecco ne cavalca l’onda.
Nel complesso, sarà proprio grazie agli spumanti se l’export di vino italiano riuscirà anche quest’anno a ritoccare verso l’alto il proprio record, alla luce del fatto che i vini fermi imbottigliati – che rappresentano i ¾ del valore complessivo delle vendite italiane oltre frontiera – segnalano per i primi 9 mesi del 2016 un calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
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